Storia degli istituti culturali e di ricerca tedeschi con sede a Roma (1918–1962)
Quattro degli istituti tedeschi all'estero con sede a Roma – l'Istituto Archeologico Germanico, l'Istituto Storico Germanico, la Bibliotheca Hertziana e Villa Massimo – hanno avviato un progetto di ricerca che mira a indagare per la prima volta la loro storia nell'insieme e sullo sfondo dei rivolgimenti politici e sociali avvenuti nella prima metà del XX secolo (1918–1960). Sulla base della storia degli istituti tedeschi di ricerca e di cultura a Roma si considera inoltre la Città eterna come centro dell'internazionalizzazione delle scienze umanistiche, come luogo privilegiato dello scambio, degli intrecci e della concorrenza nella dialettica tra scienza e politica. Il progetto di cooperazione viene condotto da due dottorandi in storia contemporanea (Franziska Rohloff e Dorothea Wohlfarth).
Nel corso del XIX secolo Roma assurse a – ineguagliabile – centro internazionale di ricerca per le scienze umanistiche. Un ruolo preminente svolsero in questo contesto l'archeologia, le scienze storiche e la storia dell'arte sulle quali la Città eterna esercitava una forte attrazione, in quanto – con il suo retaggio storico e culturale – punto nodale della civiltà occidentale, luogo centrale della memoria, tradizione e presentazione dei saperi e della cultura, nonché laboratorio per lo sviluppo di istituzioni come l'archivio, la biblioteca, e il museo. Anche la presenza di un gran numero di artisti che a partire dalla metà del XVIII secolo confluivano maggiormente verso Roma e che erano tra i primi a chiedere la fondazione di accademie nazionali nella città, favorì un vivace scambio intellettuale e transnazionale.
Oggi la Città eterna ospita una serie di accademie, istituzioni culturali e istituti di ricerca, dieci italiani e ventisette non italiani, associati nell'Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia, Storia e Storia dell'Arte. Cinque delle ventisette istituzioni non italiane sono gestite dalla Germania. Accanto all'Istituto romano della Società di Görres, fondata nel 1888, e la Casa di Goethe, aperta nel 1997, sono attivi l'Istituto Archeologico Germanico, in assoluto la più antica istituzione scientifica della Germania all'estero i cui primordi risalgono al 1829, l'Istituto Storico Germanico, fondata nel 1888, la Bibliotheca Hertziana che dal 1913 si occupa della storia dell'arte, e l'accademia artistica di Villa Massimo, nata nel 1910.
Tre sono i quesiti fondamentali che strutturano il progetto di cooperazione, ovvero: cosa significava essere scienziato in un istituto tedesco di cultura e di ricerca in un contesto extrauniversitario e 'extraterritoriale'; in che modo funzionava la scienza nel momento in cui veniva investita di specifiche aspettative nell'ambito della politica (culturale); come si ponevano i membri degli istituti di fronte alla sfida di fungere da mediatori tra gli scienziati tedeschi e la 'scientific community' internazionale e quella italiana in particolare.
Il primo fulcro dell'attenzione riguarda pertanto le strutture del personale. Il contesto istituzionale in continuo cambiamento sotto i diversi sistemi politici avrà senz'altro influenzato le considerazioni e i provvedimenti sul piano della politica del personale. Come si reclutavano i giovani scienziati? Quale peso vi avevano il genere o la confessione? In che modo si svolgeva la vita lavorativa? La politicizzazione di quest'ultima si verificò 'solo' nel corso degli anni Trenta, oppure anche prima o dopo? Nuovi risultati si possono aspettare, in questa cornice, pure dall'indagine sulle condizioni e le possibilità di carriera per uno scienziato appartenente a un istituto di ricerca extrauniversitario ed 'extraterritoriale'.
Il secondo fulcro tematizza, invece, il vasto campo dei rapporti tra scienza e politica. Effettivamente si deve sempre tenere presente che gli istituti di ricerca e di cultura tedeschi a Roma, benché avessero sede all'estero, facevano parte del paesaggio scientifico tedesco e venivano finanziati e gestiti dallo Stato tedesco e, in parte, sostenuti da mecenati e promotori privati. Per approfondire chi dall'esterno abbia potuto influenzare, e in quali modi, il lavoro, gli obiettivi e l'orientamento degli istituti romani, appare urgente un'analisi comparata dello stato giuridico e della formazione del profilo scientifico-organizzativo di ogni singolo istituzione. Altri aspetti da considerare nella cornice del progetto si riferiscono alla prassi stessa della ricerca. Quali sono le continuità, quali le rotture che emergono nel contesto dei diversi rivolgimenti politici e sociali avvenuti nel XX secolo? È possibile individuare cambiamenti significativi o parziali nelle tematiche e agende della ricerca?
Grazie all''extraterritorialità' i membri degli istituti tedeschi a Roma si trovavano in condizioni ideali per entrare in contatto con scienziati e artisti di tutto il mondo. Per il progetto sarà pertanto di massima rilevanza indagare i processi di costruzione, stabilizzazione e trasformazione di tali reti relazionali di cui saranno esaminati in particolare i seguenti sei livelli:
- le relazioni tra gli stessi istituti culturali e di ricerca tedeschi con sede a Roma;
- le relazioni tra gli istituti culturali e di ricerca tedeschi a Roma e il paesaggio scientifico tedesco;
- le relazioni degli istituti culturali e di ricerca tedeschi a Roma verso l'Italia in generale e le accademie, nonché gli istituti culturali e di ricerca italiani attivi nell'ambito delle scienze umanistiche in particolare;
- le relazioni tra gli istituti culturali e di ricerca tedeschi e lo Stato della Città del Vaticano in generale, nonché le sue accademie, i suoi istituti culturali e di ricerca attivi nell'ambito delle scienze umanistiche in particolare;
- le relazioni tra gli istituti culturali e di ricerca tedeschi e gli altri istituti culturali e di ricerca stranieri presenti a Roma nell'ambito delle scienze umanistiche da un lato, e la 'scientific community' internazionale dall'altro;
- le relazioni tra gli istituti culturali e di ricerca tedeschi e la 'colonia tedesca' a Roma.
Bibliografia
Joachim Blüher (a cura di), Villa Massimo. Deutsche Akademie Rom 1910–2010. Hundert Jahre Deutsche Akademie Rom Villa Massimo, Colonia: Wienand 2011.
Sybille Ebert-Schifferer e Marieke von Bernstorff (a cura di), 100 Jahre Bibliotheca Hertziana. Die Geschichte des Instituts 1913–2013, 2 vol., Monaco: Hirmer 2013 (Instituto Max Planck per la storia dell'arte1).
Reinhard Elze/Arnold Esch, Arnold (a cura di), Das Deutsche Historische Institut in Rom. 1888–1988, Tubinga: Niemeyer 1990 (Instituto Storico Germanico di Roma 70).
Thomas Fröhlich, "Das Deutsche Archäologische Institut in Rom in der Kriegs- und Nachkriegszeit bis zur Wiedereröffnung 1953", in Deutsche Forschungs- und Kulturinstitute in Rom in der Nachkriegszeit. a cura di Michael Matheus, Tubinga: M. Niemeyer 2007 (Instituto Storico Germanico di Roma 112), pp. 139–179.
Matheus, Michael (a cura di), Deutsche Forschungs- und Kulturinstitute in Rom in der Nachkriegszeit, Tubinga: M. Niemeyer 2007 (Instituto Storico Germanico di Roma 112).
Marie Vigener, "Ein wichtiger kulturpolitischer Faktor". Geschichte des Deutschen Archäologischen Instituts im 20. Jahrhundert. Das Deutsche Archäologische Institut zwischen Wissenschaft, Politik und Öffentlichkeit, 1918 bis 1954, Rahden, Westf: Leidorf 2012 (ForschungsCluster 5, Geschichte des Deutschen Archäologischen Instituts im 20. Jahrhundert 7).
Angela Windholz, Et in academia ego. Ausländische Akademien in Rom zwischen künstlerischer Standortbestimmung und nationaler Repräsentation [1750–1914]. Regensburg: Schnell & Steiner 2008.