La spazialità del film
Complice l’unità primaria della sua grammatica, il film inquadra una porzione di visibile per operare sulla sua spazialità. Come medium in grado di attivare processi trasformativi all’incrocio tra spazialità e visualità, il cinema è intervenuto nell’elaborazione dei concetti di «luogo», «paesaggio» e «ambiente» sviluppando specifiche strategie per rendere visibili i rapporti sociali legati a un territorio, una città o una regione.
Per queste ragioni, il cinema può rivelarsi cruciale come fonte per la comprensione di uno spazio storico e, più in generale, come linguaggio, mezzo espressivo ed esperienza, rimane uno strumento per la comprensione della nostra cultura visuale, della nostra storia culturale, artistica e sociale.
Analizzare il filmico oggi, in un momento in cui il cinema sembra disperdere le sue specificità mediali, significa allora studiarlo da una posizione privilegiata da cui interrogare non solo la sua medialità estetica ma anche le forme storiche legate alle pratiche industriali e alle trasformazioni del suo apparato. Il metodo applicato cerca di alternare diverse scale di osservazione attraverso cui affrontare il cinema come complesso creativo, produttivo e culturale. Dal close-reading del singolo film allo studio del contesto politico-sociale del sistema produttivo, dall’analisi delle forme della messa in scena del cinema italiano all’indagine del più ampio palinsesto figurativo e narrativo che del paese il cinema (non solo quello nazionale) ha contribuito a configurare. Le ricerche sulla spazialità interna ed esterna all’inquadratura aiutano, dunque, a costruire diverse scale di osservazione per farle convergere all’interno di una coerente proposta di analisi e interpretazione.